Uomo politico italiano. Iniziò la sua attività come giornalista
democratico. Fu poi volontario durante la prima guerra di indipendenza. Eletto
deputato a Frassineto Po si accostò politicamente alla corrente neoguelfa
del Gioberti. Dopo la sconfitta di Novara (1849) fu tra coloro che propugnavano
la guerra ad oltranza e rifiutò di dare il suo voto alla pace di Milano.
Nel 1853 fu eletto presidente della Camera. Nel 1855 fu nominato ministro della
Pubblica Istruzione, nel 1858 fu poi ministro delle Finanze sotto vari ministeri
guidati da Cavour. Dopo la pace di Villafranca fu nuovamente eletto presidente
della Camera e tenne questa carica fino al 1861. Sotto il ministero La Marmora
fu, dal 1864 al 1865, ministro degli Interni. Si dimise dalla carica in seguito
a contrasti intercorsi sulla tassa sul macinato. Fu nuovamente nominato
presidente della Camera, ma, dopo le dimissioni del Menabrea, costituì,
nel dicembre del 1868, un suo ministero del quale facevano parte Quintino Sella
e Giovanni Visconti Venosta. Fu sotto questo ministero che venne attuato il
risanamento del bilancio e che Roma diventò capitale del regno (1870).
Nel 1873
L. si dimise dalla carica di primo ministro. Da allora visse a
Torino. Nel 1880 fu eletto deputato a Casale Monferrato, suo paese natale. Dal
1870 era stato nominato Cavaliere della Annunziata (Casale Monferrato 1810 -
Roma 1882).